sabato 27 dicembre 2014

Sforzi in torsione e mal di schiena

Molto spesso chi va in palestra è vittima di mode o di sistemi di allenamento superati. Ancor peggio, a volte si è preda di moduli di esercizio che anziché essere allenanti, non lo sono affatto o addirittura sono dannosi. E’ questo il caso di un esercizio tuttora in voga nelle palestre e spesso ritenuto un “toccasana” per snellire il punto vita: le torsioni con bastone o, peggio, con bilanciere.
Le fatidiche “torsioni con bastone” effettuate per ridurre gli accumuli adiposi detti comunemente “maniglie dell’amore”, sono del tutto incapaci di ottenere tale scopo. Infatti non è assolutamente possibile, con un esercizio che coinvolga una specifica parte del corpo, poter dimagrire esattamente in quella zona. Del resto anche la resistenza

lunedì 17 novembre 2014

Camminare per sport

Quando si parla di camminare, viene spesso in mente un’attività rivolta alla terza età. Questa immagine ha pertanto seguito per anni il destino del trekking senza considerare che invece può essere un’attività utile a tutte le età e con molti meno costi e rischi di altre, a parità di risultati.
La camminata sportiva ha però delle regole che devono essere conosciute per essere completamente efficaci.
Per prima cosa bisogna valutare la velocità di esecuzione: la cosiddetta camminata lenta o passeggiata, è un’attività appunto lenta, a 1.5-3 Km/h, ovvero a circa 60-80 passi/min. E’ una camminata quindi comoda (mentre camminare al di sotto di 1.5 Km/h sarebbe inefficace, oltre che scomoda). Anche una camminata lenta è utile in quanto migliora il tono muscolare, la circolazione, aiuta a controllare il peso (fa consumare circa 100 Kcal in un’ora), tuttavia non porta miglioramenti a livello di benessere aerobico e

giovedì 6 novembre 2014

Neurotaping: è una moda o funziona davvero?


Nel 1998 approda in tutta Europa una nuova tecnica di cura ad opera del giapponese Kenzo Kase: il Kinesiotape o Taping neuro-muscolare (TNM), cerotto dai variopinti colori che in pochissimo tempo diviene una delle metodiche fisioterapiche più utilizzate ed inflazionate che fino ad ora la medicina abbia conosciuto.
In effetti approda nel mondo dello sport ma in pochissimo tempo grazie anche ai mezzi di comunicazione di massa come la televisione, molti operatori e pazienti ne fanno uso o ne richiedono l'utilizzo.



Ma cos'è in realtà il TNM e come funziona?
Partiamo dall'aspetto più semplice: la gamma di colori. Esistono molti colori proprio per la sua applicazione in ambito sportivo dove la performance degli atleti viene valutata anche in relazione alla sua estetica di esecuzione. Vale a dire dove non contano solo il tempo o i gol ma soprattutto l'eleganza del gesto. Si parla quindi di sport quali la danza, il pattinaggio artistico, la ginnastica ritmica, il nuoto sincronizzato ecc. cioè tutti quegli sport dove l'applicazione di un cerotto deve essere mimetizzata il più possibile per non disturbare l'armonia della figura degli atleti.
Il colore quindi non riveste nessuna proprietà terapeutica ma solo estetica.

martedì 28 ottobre 2014

Bioetica e Riabilitazione



La Bioetica è una disciplina che si occupa dell’analisi razionale dei problemi morali nell’ambito delle scienze biomediche, definendo criteri e limiti di liceità alla pratica medica e alla ricerca scientifica, permettendo che il progresso avvenga nel rispetto di ogni persona umana e della sua dignità.



Per l’ampiezza del suo significato si suddividono fasce di interesse in base all’età della vita ,quindi la nascita,la qualità della vita e il fine della vita.
Gli attuali temi della bioetica sono emersi nel contesto della società,in particolare quella nordamericana,dopo la seconda guerra mondiale,con la formulazione del Codice di Norimberga in risposta ai crimini contro la dignità umana. Con tale codice si volle rendere obbligatorio il consenso volontario del soggetto umano espresso in libertà e nel pieno delle proprie capacità. Tuttavia si evidenziò presto che la deontologia medica non fosse in grado di prevenire gli abusi sperimentali, e che nei paesi occidentali contasse l’autodeterminazione del paziente nel volersi sottoporre anche a sperimentazioni pericolose, nella speranza di una qualità di vita migliore o solo di un prolungamento. Da tale necessità scaturì la formazione di organismi decisionali e consultivi con lo scopo di analizzare le questioni poste dalla società e dalla ricerca scientifica. Uno dei primi aspetti ad essere affrontato fu quello delle disabilità,con la stesura della Dichiarazione dei diritti delle persone handicappate ad opera delle Nazioni Unite nel 1975. Tale dichiarazione si può sintetizzare nel seguente modo:
 
- Il termine portatore di handicap designa qualunque persona incapace di garantisci per proprio conto le necessità quotidiane,in ragione di una minorazione.

- Il portatore di handicap ha un diritto connaturato al rispetto della sua dignità umana.

- Il portatore di handicap ha diritto alle misure destinate a consentirgli la più ampia autonomia possibile.

martedì 21 ottobre 2014

Terapia Infiltrativa Transepidermica (SIT Therapy)




La sit therapy è un dispositivo medico elettroterapico utilizzato per veicolare principi attivi farmacologici chimici o di estrazione vegetale negli spazi intra ed extra cellulari.







Vale a dire che utilizza una particolare elettricità controllata per far penetrare attraverso la pelle ed all'interno del nostro corpo delle sostanze al fine di curarci.

In questo breve articolo parleremo in modo divulgativo di tale metodica utilizzata anche nel nostro centro, per chi avesse voglia e competenze per un approfondimento specifico consigliamo di visitare il seguente sito web: winformweb.it.

Dunque molti potrebbero pensare che stiamo parlando della classica ionoforesi, ma in realtà non è cosi. La ionoforesi per fenomeno elettrico denatura il principio attivo dividendolo in due parti, questo determina un'efficacia ridotta del trattamento come ormai dimostrato da oltre 10 anni.

La SIT therapy invece utilizza una particolare corrente ed un gel di conduzione che “spingono” la sostanza all'interno del corpo.

Il macchinario infatti si avvale di una corrente elettrica che dilata i pori della pelle (fenomeno dell'elettroporazione) e consente il passaggio del gel arricchito delle molecole farmacologiche senza che queste vengano modificate dalla corrente. Il gel utilizzato funziona come un mezzo di trasporto per le sostanze curative che poi vengono lasciate nei microspazi tra le cellule dei diversi tessuti del corpo (maggiormente pelle, fascia, muscoli e tendini) svolgendo il loro effetto curativo.



martedì 14 ottobre 2014

Terapie infiltrative e mesoterapie antalgiche

Molto spesso si fa un’enorme confusione tra “terapie infiltrative profonde” (intrarticolari o non) e “mesoterapie”.
Le prime sono quelle che usiamo soprattutto nelle grandi articolazioni (prevalentemente ginocchio e spalla) dove vengono inoculati o farmaci corticosteroidi, o farmaci viscosupplementativi in caso di artrosi.
Cosa ben diversa è la mesoterapia. Questa si caratterizza per la somministrazione di farmaci per via intradermica distrettuale o loco-regionale. Va da sé, quindi, che i farmaci inoculati possono essere i più disparati, andando dai farmaci antinfiammatori, agli omotossicologici, ai corticosteroidi. Tutti questi farmaci, così somministrati  (pluriinoculazioni locali con aghi da 4-6 mm 25G) hanno ovviamente una grande attività locale (non tutto il farmaco va in circolo) ma scarsi effetti collaterali generali.
Da ciò l’efficacia e la estrema maneggevolezza della mesoterapia rispetto alle terapie per bocca o intramuscolo. E’ ovvio che tale terapia è comunque una terapia farmacologica, per cui, pur appartenendo al novero delle fisioterapie, può

lunedì 29 settembre 2014

Mysa Gym Program

Il 50-80% della popolazione, in base a varie statistiche internazionali, soffre di mal di schiena. Di fronte a questa evidenza, non sempre vi è conoscenza e chiarezza, nei confronti dei pazienti, da parte degli operatori del settore. Dopo cicli di terapie  farmacologiche o FKT infatti, vengono consigliate delle attività motorie o degli sport, creati od indicati per fini totalmente diversi. E’ il caso del nuoto, spesso del tutto controindicato in caso di scoliosi severe ma anche di cervico-dorsoalgie importanti; è il caso dell’acquagym, in cui l’acqua non è usata per ridurre il carico ma per aumentare la resistenza all’attività; è il caso del pilates, il cui fine è il miglioramento della flessibilità articolare e dell’elasticità muscolare; è il caso anche, per certi versi, della ginnastica posturale, ottima per agire sulla postura, ma lenta nel ridurre il dolore e poco efficiente per il rinforzo muscolare e quindi la stabilizzazione articolare.  
In questo “vulnus” si colloca perfettamente il MYSA GYM PROGRAM, un programma di attività motorie, modernissimo, che sfrutta, oltre all’attività motoria, l’uso di vari piccoli attrezzi da palestra e di un particolare tappeto propiocettivo (Mysa)

martedì 19 agosto 2014

Nuoto e squilibri posturali: favole o realtà?

L'attività natatoria, per anni (e talvolta anche adesso) è stata consigliata da medici, spesso specialisti nel campo, come la risoluzione dei problemi posturali dell'adolescente (scoliosi, lordosi, dorso curvo), così da sostituire o coadiuvare la ginnastica posturale. E' veramente così? NO! E' del tutto falso.
A tale proposito vale la pena di puntualizzare due articoli tratti dalle Linee Guida Italiane Per La Deformità Del Rachide In Età Evolutiva:
  1. Si raccomanda che lo sport (qualsiasi esso sia) non venga prescritto come un trattamento per la scoliosi idiopatica.
  2. Si raccomanda di non usare il nuoto come terapia delle curve patologiche del rachide.

Ciò per vari motivi fisici che adesso cercheremo di spiegare in

L'importanza di una corretta diagnosi: piede piatto e piede pronato

Il piede piano diventa molto spesso l'incubo dei genitori e diventa una delle cause che più conducono allo specialista. Emerge così una percentuale altissima di piedi piani nei bambini ed al contrario decisamente scarsa negli adulti.
Efficacia della terapia? No!! Errore nella prima diagnosi!!
Ciò può apparire sconvolgente, data la massa di scarpe ortopediche, plantari e quant'altro che vediamo spesso nei bambini. Cerchiamo di fare chiarezza.
Innanzitutto il piede deve essere esaminato non isolatamente ma insieme alla gamba che lo "sostiene".
Devono essere poste le giuste domande e le giuste osservazioni ai genitori. Il piede piano valgo ed ancor più il ginocchio valgo nascono infatti nella stessa famiglia: hanno cioè una grossa componente ereditaria.
Il lieve "sfiancamento" della parte mediale (interna) del piede, che abbassa l'arco plantare, è molto spesso evidente nell'appoggio di molti bambini; ma se

martedì 7 gennaio 2014

Il ruolo del preparatore atletico nel recupero dell'atleta infortunato

Il corpo umano è una macchina che deve essere messa in condizione di funzionare nel migliore dei modi.
Quella di un atleta agonista è una vettura da competizione. Per tutte le altre persone  invece può essere un’utilitaria o una fuoriserie,  l’importante però è che si cerchi sempre di tenerla funzionante nel migliore dei modi, così ci trasporterà il più lontano e il più a lungo possibile.

Poiché il corpo umano è sì una macchina capace di correre veloce e andare lontano , ma non è esente da guasti o incidenti, ogni tanto l’apparato muscolo – scheletrico e articolare si blocca e bisogna intervenire.
Dopo un’attenta diagnosi medica , l’intervento prevederà: 
  • Riduzione della fase acuta;
  • Recupero del movimento;
  • Recupero della forza e resistenza muscolare;
  • Recupero della coordinazione e dell’equilibrio;
  • Rimessa in campo con il recupero delle abilità sportive e del gesto atletico.

E’ proprio in questo momento che emerge l’importanza del preparatore atletico il quale deve identificare in quale delle fasi precedentemente descritte (non isolate ma interconnesse tra loro) si trova l’atleta infortunato. 

Deve determinare il carico giornaliero di lavoro che l’atleta può sostenere, in modo da evitare sovraccarico o sottocarico.

Chiarire bene all’atleta la differenza tra GUARIGIONE BIOLOGICA e GUARIGIONE FUNZIONALE , dove per ripresa funzionale si intende il recupero della piena potenzialità sul compito di gara.
Impostare un programma di mantenimento preventivo dopo aver  completato la fase di rientro all’attività agonistica.

Il preparatore atletico deve assolutamente lavorare in collaborazione con il medico, il fisioterapista e soprattutto con l’allenatore.  Per un atleta AMATORIALE, invece, dopo un’attenta valutazione delle condizioni di salute e sportive e dopo l’intervento medico e fisioterapico, si procederà ad un incremento delle capacità aerobiche e muscolari della persona in questione. Gli esercizi proposti  a carattere generale miglioreranno il tono muscolare e la coordinazione motoria.
In tutti i casi si valuteranno i miglioramenti con test adeguati.

Inizialmente faremo un lavoro di condizionamento organico e muscolare, poi passeremo a definire il lavoro in modo più specifico a seconda del  miglioramento.
Gli allenamenti avranno una cadenza di tre volte a settimana e come obiettivo  arrivare ad effettuare la gara amatoriale tanto amata.

Buon lavoro.

Marco Rossi

Artrosi: quale sport?




L’artrosi è una malattia degenerativa che usura la cartilagine articolare e successivamente l’osso al di sotto di essa, provocando infiammazione, dolore ed impotenza funzionale. Parola chiave quindi è “l’usura dell’articolazione”. Tale usura è correlata  prima di tutto all’età del soggetto, età però intesa non solo come “anni che passano” ma come “chilometri fatti”. Come una macchina l’articolazione va valutata in tali termini con più anni è facile aver percorso molti chilometri, ma è anche possibile che tali chilometri, per l’attività lavorativa usurante o l’attività sportiva stressante, possano essere coperti in pochissimi anni e quindi generare precocemente artrosi in alcune articolazioni.

Continuando con l’esempio della macchina è ovvio che se tale macchina viene costantemente usata al di sopra del proprio carico normale (ad esempio con più persone a bordo) si usurerà di più. E’ questo il caso, nella macchina umana, del sovrappeso che porterà più usura nelle articolazioni portanti (anche, ginocchia, caviglie). 

Quindi, date queste premesse, lo sport è preventivo o no ?
Se si parla di sport amatoriale (circa 2 ore a settimana) questa attività può risultare non particolarmente usurante. Cosa ben diversa è l’attività agonistica (2/3 ore o più al giorno)il cui fine non è il benessere fisico ma il miglioramento della performance tale attività non può, a lungo andare, che essere usurante sulle articolazioni più sollecitate, specie se tale attività si svolge in età non più giovanissima. Mentre quindi, in età precoce, tranne rari casi, non vi sono preclusioni per vari tipi di sport, dopo i 50 anni, le attività sportive praticate, dovrebbero essere scelte in accordo con il medico sportivo, in base al proprio peso, al proprio allenamento, alle proprie patologie ed al grado di usura delle proprie articolazioni.

Vale a tale proposito ricordare che non necessariamente per essere in forma bisogna praticare sport gravosi ed alla moda. Anche programmi di “walking” (camminata sportiva) attuati costantemente, possono produrre benefici effetti sul corpo e sulla mente, non sovraccaricando oltremisura articolazioni già “provate” da anni di lavoro o di sport.


Quindi……..buona attività a tutti

Luigi Girvasi

Osteopatia: quale titolo?

In Italia come nel resto d'Europa e del mondo, sono ormai anni che si discute e sovente si ricorre alla figura dell'osteopata. Ma chi è questo professionista?
Prima di rispondere a tale domanda occorre inquadrare lo stato di fatto della materia osteopatia a livello mondiale.
L'organizzazione mondiale della sanità OMS il 9 Novembre del 2010 ha redatto un documento ufficiale nel quale descrive le direttive mondiali per garantire un livello minimo di preparazione dei praticanti osteopati. La domanda quindi nasce spontanea e cioè come mai L'OMS ha reputato indispensabile realizzare un tale documento costato anni di osservazione? La risposta si legge nella prefazione.
Si è reso indispensabile un tale lavoro con lo scopo di assicurare alla popolazione mondiale la sicurezza dei trattamenti erogati al fine di non peggiorare il livello di salute dei singoli cittadini. Questo perché sin dal 1892 quando A.T. Still ideò tale metodologia a tutt'oggi non esiste un percorso formativo univoco ed aggiornato. Inoltre di praticanti non certificati ne è pieno il mondo con il conseguente aumento del rischio di danno iatrogeno (danno non esistete in precedenza e provocato dalla tecnica/operatore).
Come a dire: l'osteopatia esiste, molti vi ricorrono, molti la praticano in modo poco sicuro e quindi l'OMS vuole tutelare noi cittadini garantendo una formazione universitaria di questi operatori.
Detto questo, non entrando nel merito terapeutico dell'osteopatia, sarebbe esageratamente complicato farlo in questa sede, cerchiamo di capire in Italia come questa disciplina è inquadrata dal punto di vista normativo.
Il 14 Febbraio del 2012 i Deputati Grimoldi, Meroni, Consiglio e Cavallotto presentano alla Camera dei Deputati una proposta di legge per il riconoscimento dell'osteopatia come professione sanitaria. Proposta n° 4952 che ad oggi risulta ancora in attesa di discussione alla camera stessa. Quindi non attendibile dal punto di vista normativo.
Mentre il 15 Novembre 2012 il Senato della Repubblica ha approvato un disegno di legge in materia di professioni non organizzate, all'interno del quale si riconosce normativamente l'osteopatia ma non come una professione sanitaria che invece viene inquadrata dall'articolo 2229 del codice civile.
Del resto che il disegno di legge della Camera dei Deputati abbia qualche defezione è francamente ovvio. In effetti entra in contraddizione con quanto affermato dall'OMS nel documento citato all'inizio di questo articolo. In effetti l'OMS non vuole equiparare l'osteopatia alle discipline sanitarie ma la racchiude in un più ampio gruppo di discipline (ayurveda, naturopatia, medicina tradizionale Cinese, medicina Unani, Nuad Thai e Tuina) definendole “Traditional Medicine or Complementary and Alternative Medicine” e cioè Medicina tradizionale o medicina complementare ed alternativa.
Esistono poi varie sfaccettature normative indirette che possono aiutarci a comprendere meglio la situazione dell'osteopatia in Italia.
Ad esempio il caso di un osteopata con riconoscimento conseguito nel Regno Unito che è stato sollevato dallo svolgere la sua attività all'interno di un centro medico di Parma. Il TAR ha infatti sancito che l'osteopatia in Italia non è una professione sanitaria (La Repubblica Parma 27.09.2013).
Esiste anche una sentenza del tribunale di Genova del 14.7.2003 dove un osteopata viene assolto dal reato ascrittogli (abuso di professione medica) poiché si legge che l'osteopatia non invade la disciplina medica in quanto risulta “... un'attività volta ad arrecare sollievo e beneficio a soggetti affetti da patologie mediche, onde si sostanzia in una attività complementare ed ausiliaria rispetto all'attività medica”. Quindi la medicina ci cura e l'osteopatia ci da sollievo.
Concludendo possiamo senz'altro dire che ci si creda o no alle capacità terapeutiche della filosofia osteopatica, questa disciplina in Italia e nel resto del mondo di strada per affermarsi ne deve percorrere ancora molta. Una cosa è certa, nel nostro paese non è una pratica sanitaria, non esiste un percorso universitario dedicato e non c'è alcuna chiarezza normativa che tuteli la nostra sicurezza. Quindi si rende veramente necessario ricorrere a tale disciplina per curare ad esempio il proprio mal di schiena? Il consiglio che posso darvi da professionista sanitario è che prima di recarvi da un'osteopata qualunque solo perché ha risolto tutti i problemi del vostro amico o vicino di casa, recatevi da un Medico Fisiatra o da un Medico dello Sport o  da un Reumatologo e poi da un Fisioterapista per approcciare con sicurezza ai disordini del vostro apparato muscolo-scheletrico. Nel caso in cui si debba intervenire chirurgicamente allora abbiamo altri specialisti come tra tanti il medico Ortopedico ed il medico Neurochirurgo.

Infine  buona salute a tutti e ricordate che prevenire i disordini muscolo-scheletrici è sempre meglio che curarli. Un buon professionista sanitario è colui che ci aiuta nella prevenzione con consulenze e programmi di auto-trattamento e prevenzione personalizzati, come del resto facciamo noi da più di 20 anni nel nostro centro polivalente.

Paolo Scannavini