La
sostituzione protesica di anca o di ginocchio
rappresenta una procedura, ormai molto diffusa, nelle lesioni
traumatiche o degenerative articolari (artrosi).
Le cause più comuni di fallimento
di un impianto protesico sono l’usura, la rottura della superficie articolare e
la mobilizzazione settica o asettica della protesi.
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Paziente con protesi del ginocchio bilaterale |
Usura e rottura sono
principalmente da addebitare al carico che le protesi devono sopportare. Ne
consegue quindi che il peso corporeo della persona e il tipo di attività svolte
possono portare ad una usura minore o maggiore a seconda dei casi. Ad esempio
nel camminare il peso corporeo che grava su una protesi di ginocchio o di anca
è pari al 50% del peso; nella corsa, anche a medio-bassa intensità, il peso che grava sull’arto è al 200-300% del
peso corporeo. La garanzia di durata dell’impianto
e quindi
dell’affidabilità sotto sforzo è data quindi dalla giusta scelta del tipo di
protesi, sia in termini di materiali che di tecnica chirurgica.![]() |
Paziente con protesi d'anca |
Ma è
altrettanto importante il monitoraggio del paziente negli anni dopo
l’intervento, in termini di aumento o meno del peso corporeo, di tipo di
attività lavorativa o sportiva. Ciò quindi non vuol dire spingere il paziente
protesizzato all’inattività, quanto alla giusta
attività che mantenga una buona efficienza sia della muscolatura
periarticolare, sia dell’osso residuo, evitando eccessivi e spesso inutili
impatti sulla “nuova articolazione”.
Vanno pertanto consigliate attività sportive o di svago
come il ciclismo, il trekking, lo sci di fondo, il nuoto (con limitazioni per
alcuni stili) il golf, ecc., mentre non sono raccomandati la corsa, il calcio,
il basket, il rugby, la pallavolo, il tennis e le arti marziali.
Come ultima raccomandazione,
ricordiamo poi che, sulla base delle differenze di disegno e di biomeccanica
articolare, è prudente essere più restrittivi, riguardo alla attività fisica e
sportiva, nei portatori di ginocchio rispetto a quelli con impianto di anca,
tenendo conto degli elevati carichi tangenziali e torsionali che il ginocchio
nelle sue attività deve sopportare, soprattutto in flessione.
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